giovedì 7 gennaio 2010

befane...

Non è una questione di campanile, ma qui si sta bene. Per me il sei di gennaio è sempre stato un giorno di svolta, quando ero bambino era come trovarsi davanti al baratro del ritorno ai banchi, oggi da adulto, invece, rintocca la fine delle abbuffate; e comunque sia l'epifania, è per me, il vero inizio dell'anno, il giorno in cui si ha la consapevolezza che i buoni propositi sono da attuare, è il giorno in cui mi dico “si comincia”.
È un po che vivo qui a Boschi di Baricella ed è un po che frequento la gente di questo paese davvero sperso nella nostra ubertosa pianura. Queste persone ogni giorno mi regalano sorrisi, sguardi e saluti incondizionati. Nacqui a Bologna e ci vissi quattordici anni, mi trasferii a Minerbio dove trascorsi altri diciotto anni, per poi entrare a far parte, finalmente, nel novero degli abitanti di Boschi, l'avevo “lisciata” in diverse occasioni ma alla fine eccomi.
Oggi, come dicevo, si festeggia la befana e qui a Boschi si parte presto: ci si alza dalle tavole e si va alla “scuolina”, si siede in un grande salone per attendere la “vecchia”. Succede che un uomo urla i numeri della tombola e grandi e bambini partecipano all'estrazione, una piccola valletta incarna la Dea bendata, che come una cornucopia si fa sacco e accoglie la manina per estrarre i “tappi” numerati: la bambina negli anni cambia e diventa donna, il sacchetto e i numeri no come d'altra parte succede alla lunga tavolata che negli anni cresce, si ricambia invecchia ma, lo spirito rimane invariato. Nessuno quel giorno è colpito dalle frette moderne, nessuno quel giorno ha altro da fare che andare a sentire l'uomo che urla i numeri, fare la merenda con le leccornie delle “donne di boschi” e incontrare la befana.
Tutti lo sanno, lei è vecchia e parte sempre da lontano, e per la precisione quest'anno l'uomo dei numeri racconta ai bambini che è partita da Sasso Marconi in più oggi c'è la neve, per cui impiegherà diverse ore per raggiungere il Travallino. Si parte, quindi, con la prima tombola, e tra un numero e l'altro impariamo che l'associazione delle donne di Boschi fa beneficenze all'ageop e a teleton confermandoci un'altra volta il loro grande cuore. Interviene la maestra, ma proprio quella: l'originale maestra di Boschi! Quella donna che ha insegnato a tanti, che oggi sono qui accorsi coi propri figli, proprio qui in questa sala che una volta era la sua aula, il posto dove oggi festeggiamo la Befana. Tra gli schiamazzi ci legge una sua “zirudella” che canta “delle gesta” di questo paese negli anni in cui lei insegnava, dicendo a noi nuovi arrivati che non sapremo mai come si viveva quando c'erano i barbieri le mercerie e diversi esercizi commerciali tra cui anche un benzinaio... Le garantisco, maestra, che anche se non sono un veterano di questo paese sento che qui si vive e bene, forse anche grazie a quello che lei ha insegnato alla gente di qui.
Sentiamo un vento freddo, la luce si spegne e, tra lo stupore dei bimbi appare la vetusta che ci saluta con i suoi doni, con le sue calze ma soprattutto con la sua presenza. L'uomo dei numeri , a sua volta, saluta la befana e la presenta ai bimbi, dicendo che quest'anno è ancora più vecchia e ha un naso ancora più brutto...ma oggi la befana difende la sua immagine indossando un bel paio di occhiali da sole che le donano proprio una parvenza di modernità. Come sempre è una magia e i piccoli fanno la fila per l'ambitissima calza che spetta ad ognuno di loro. Una foto e un bacino alla “vecchia di fine feste” e il pomeriggio termina in un caloroso salutarsi vicendevole. È una bella sensazione: qui il tempo sembra che un po si sia fermato, forse chissà, la realtà di un paese piccolo che induce ad essere tutti conoscenti ma soprattutto unanimi. Ancora una volta, oggi, ho avuto la riprova che qui si respira ancora aria di convivio e condivisione, tutto al fine di sentirsi bene assieme, grandi piccini e befane!
Un giorno di qualche anno fa chiesi ad un amico di queste parti come sarebbe stata la vita di Boschi, visto che di li a poco mi ci sarei trasferito, lui mi rispose dicendo che qui è come vivere in un campeggio, intendendo che in un campggio valgono di più, che in altri luoghi, le regole dettate dai ritmi umani e dai rapporti tra le persone, quel mio amico non sbagliava.

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